Utopian hours

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Instagram
LinkedIn
Facebook

La quinta edizione di Utopian Hours si è conclusa domenica sera.

Nei tre giorni hanno partecipato 1200 persone in presenza alla Centrale della Nuvola Lavazza e più di 500 collegate in live streaming.

Cinquanta ospiti internazionali —city maker, architetti, attivisti, imprenditori— hanno raccontato a un pubblico attentissimo le loro storie, permettendoci di conoscere la città con prospettive e linguaggi diversi.

Tre giorni intensi di ispirazione, ottimismo e slancio verso il futuro, ragionando insieme di evoluzione umana e urbana in modo nuovo, aperto, per tutti.

È stata un’edizione davvero interdisciplinare: innovazione urbana, tecnologica, sociale, architettura, economia circolare, imprese visionarie, arti performative, nuovi linguaggi, valorizzazione dello spazio pubblico e soluzioni concrete per le nostre città.

Nel frattempo, se ti sei perso il festival o vuoi riviverlo, sul canale Instagram di Torino Stratosferica trovi le foto e il racconto di tutti gli interventi.

Utopian Hours. In praise of the 1000-minute city
Carlo Ratti. Design at large

Carlo Ratti ha regalato al pubblico più di un talk. Il suo è stato un appello sincero, umano che ha messo in luce tutta la voglia di sperimentazione, lo spirito da “laboratorio e garage”, che ancora anima un pensatore globale. L’invito a tutti i designer (ma siamo tutti designer, no?) è andare oltre i soliti compiti da progettisti, collaborare e scommettere sulla novità, sulle opportunità del digitale — anche sbagliando.

È quello che chiama un nature positive design, o meglio un design-at-large: un approccio trasversale, multidisciplinare, collaborativo, che non mira più a creare l’ennesima bella sedia o bell’oggetto, ma ad affrontare i veri problemi di questo tempo.

Ratti ha portato sul palco tre diversi esempi, fra cui Hot Heart un sistema di nuova generazione per il riscaldamento delle città, ideato per Helsinki. Ma è il pensiero generale quello che vuole trasmettere. Il design deve puntare alle “utopie”, altrimenti sarà “oblio” (per citare il famoso libro di Buckminster Fuller, che Ratti ha mostrato all’inizio del talk).
Il miglior finale possibile per un festival come Utopian Hours.

La High Line al “festival delle città”

“No plan. No money. No relevant experience.”
La prima giornata di Utopian Hours si è chiusa davvero alla grande con il racconto appassionato della High Line fatto da Robert Hammond, uno dei due newyorkesi che per primi si sono opposti alla demolizione della ferrovia sopraelevata, proponendo la creazione di un parco lineare.

Una vera e propria inspirational lecture sugli aspetti fondamentali di un buon progetto di placemaking. 

Il successo di quello che è l’esempio di rigenerazione più celebre al mondo parte davvero dall’ingenua volontà di un piccolo gruppo di cittadini inesperti, che però intuiscono il grande potenziale del luogo e convincono il nuovo sindaco e la comunità della loro visione. 

L’argomento vincente: “Un miglio e mezzo di Manhattan. Quante volte capita di poterlo reimmaginare?”

Natura in città: l’esempio di Copenhagen

Quanti appunti abbiamo preso durante il talk di Mette Skjold?
I progetti del suo studio, SLA Architects, fra i più importanti in Europa nel landscape design, mostrano quanto la natura sia rapida nel riappropriarsi degli spazi se le si dà la possibilità.

A Utopian Hours, la fondatrice del laboratorio di architettura danese ha raccontato anche il ruolo centrale avuto nell’elaborazione del Piano di Resilienza di Copenhagen.

Che si tratti del tetto verde dell’impianto di smaltimento rifiuti di Copenhill (presentato in anteprima europea a Utopian Hours 2019 dal suo direttore Patrik Gustavsson) o di una rotonda a Copenhagen, un intervento virtuoso di ecologia urbana trasforma i luoghi in ecosistemi vivi, habitat per più specie, capaci di assorbire gli eventi meteorologici più traumatici. La natura fa da legante anche per la società, aprendo relazioni là dove c’erano barriere, aumentando il senso di benessere e sicurezza.

Continua nei prossimi numeri. Leggi le review dei singoli talk qui.